Chiese, Musei e Monumenti

Auditorium SS. Annunziata

Della Chiesa della SS. Annunziata, edificata all’esterno della cinta muraria, non si conosce la data esatta della sua edificazione, ma era sicuramente ultimata il 4 maggio 1670 quando vi venne celebrata la prima messa. Nell’ultimo periodo è stata meglio conosciuta come Chiesa di “Santa Teleucania” dopo che, dal 1836, custodì il corpo della Santa che divenne oggetto di culto e che veniva esposto ai fedeli solo in occasione della sua festa (4 settembre).

Scemato il fervore mistico, inutilizzata e caduta ormai in degrado, nel 1997 il Comune, proprietario dell’immobile, dopo la sconsacrazione ha inteso promuovere il riuso del complesso, finalizzandolo ad un utilizzo socio-culturale per convegni, concerti e mostre. In particolare, l’ambiente in precedenza dedicato al culto è stato adibito ad Auditorium-Sala Congressi, mentre i locali sottostanti sono stati allestiti come Centro Espositivo.

Al suo interno è esposta la pala raffigurante l’“Annunciazione” con San Giuseppe e Sant’Antonio da Padova (sec. XVIII) e altre due tele: “Visitazione” (sec. XVII) e “San Giovanni Battista e Sant’Antonio” (sec. XVIII), tutte opere di autori ignoti.

 

Museo Utensilia 

Il Museo “Utensilia” è una raccolta ragionata e documentata della vita e dei mezzi produttivi dei mezzadri marchigiani che, per anni, sono stati il fondamento di una società rigidamente autarchica, quasi “un’industria domestica”, capace di provvedere al proprio fabbisogno giornaliero tramite un’integrazione seminaturale con l’ambiente circostante. L’esposizione presenta una nutrita selezione degli utensili creati dalle stesse mani dei contadini per il lavoro nei campi, la casa, e gli animali, attraverso otto sale tematiche che nel loro dipanarsi narrano e definiscono materie prime, tecniche di costruzione, lavorazioni e manufatti tipici della cultura mezzadrile.

Dal 2008 il museo è allestito nei suggestivi sotterranei del castello, sotto “la Scarpa”, una concatenazione di ambienti tutti diversi tra loro che sono stati costruiti alla fine del Seicento. Nel piano ancora più in profondità sono invece visibili, e in parte visitabili, i cunicoli realizzati tra Quattrocento e Cinquecento.

Approfondisci

La Fontana

In piazza Tarsetti, al centro del paese, è presente una fontana, recante una stele con graffito tratto da un’opera di Enzo Cucchi, noto esponente della transavanguardia e nativo di Morro d’Alba.

Chiesa del Santissimo Sacramento “La Chiesa e l’omonima Confraternita”

All’interno del tessuto edilizio storico di Morro d’Alba, posta quasi all’inizio del borgo in direzione di Jesi, sorge la piccola chiesa costruita, nella prima metà del 1600, dalla Confraternita del SS. Sacramento che da essa prende il nome.

Tale Confraternita, già istituita presso l’altare maggiore della Chiesa parrocchiale di San Gaudenzio, per una maggiore autonomia, secondo una tradizione medioevale, aveva chiesto più volte l’autorizzazione al Consiglio Comunale di erigere una propria chiesa, cosa che avvenne solo nel 1614.

Secondo l’inventario diocesano del 1873, la storia della Confraternita risale al 1450 e risulta si sia aggregata all’Arciconfraternita del SS. Sacramento della chiesa di Santa Maria sopra Minerva in Roma nel 1632. Presente ed attiva sul territorio fino alla fine degli anni ‘80 del Novecento, ha ripreso vita e vigore all’inizio del 2005, con la “Cerimonia di Vestizione” dei nuovi confratelli.

Ritornando alla Chiesa, al di sopra dell’altare ligneo si trova una tela dell’“Ultima Cena” realizzata ad olio, collocabile nella seconda metà del XVII secolo e da attribuirsi ad un mediocre artista locale che copia fedelmente la tela dell’“Ultima Cena” di Felice Pellegrini, conservata nella chiesa Collegiata di Santo Stefano a Castelfidardo. E’ presente anche un plastico del sacello lauretano in legno dipinto, risalente al secolo XVIII. La “Santa Casa” ha forma rettangolare e un tetto a spioventi con un campanile; sul tetto siedono la Madonna e Gesù Bambino che benedice. La scultura morrese settecentesca risponde a quella

tipologia determinata dalla presenza della Madonna e Bambino seduti sul tetto della sacra casetta della Vergine, detta popolarmente “Madonna del Tettarello”.

Chiesa di San Benedetto

Nel 1487 il Capitolo di S. Giovanni in Laterano autorizzò l’autorità comunale di Morro e la Confraternita di S. Benedetto a costruire una chiesa o una cappella su un’area di sua proprietà, lungo il borgo, poco lontano dal castello. Nel 1512 era già edificata e, per quella concessione, ancora oggi riporta, sulla facciata, lo stemma del Capitolo stesso, unico elemento superstite della primigenia struttura architettonica.

Tra il 1608 e il 1627, la chiesa ha fatto parte di un piccolo convento francescano insediatosi in loco.

Dopo varie ristrutturazioni, da chiesa della Confraternita è diventata sede parrocchiale nel 1884 quando vi vennero trasferiti i diritti della Chiesa di Santa Maria del Fiore.

L’edificio presenta una facciata con elementi decorativi in pietra bianca risalente alla ristrutturazione degli anni ’30 del Novecento ed un interno a pianta basilicata con navata unica. La soffittatura, l’arco tra navata e presbiterio e la volta del presbiterio stesso, sono stati affrescati, alla fine degli anni ’40 del XX secolo, dai pittori di Ostra Marcantonio Bedini e dal giovane Tarcisio, suo figlio.

Accoglie nelle pareti lunghe due interessanti e pregevoli mostre d’altare lignee, due “ancone” di fine XVI secolo, opere di artigiani locali esperti nel lavoro d’intaglio. Quella della parete di destra racchiude un dipinto del 1595 del pittore Ercole Ramazzani di Arcevia, già allievo di Lorenzo Lotto, raffigurante l’“Immacolata Concezione” affiancata da due schiere di angeli, fra San Michele Arcangelo e San Benedetto.

Nella parete contrapposta, un dipinto della prima metà del XVII secolo raffigura la “Madonna di Loreto”, al centro fra Santa Teresa, Santa Chiara, San Francesco e Sant’Antonio.

Nel presbiterio, in una nicchia sopra l’altare, un trono ligneo dorato di fine XIX secolo con un piccolo dipinto su tela raffigurante la “Madonna del Consiglio”.

Chiesa di Santa Maria del Fiore

L’esistenza di una chiesa di Santa Maria è attestata nel 1290, ma un secolo dopo l’edificio è ormai molto deteriorato e viene demolito. In seguito a ciò il 29 marzo 1512 il pievano di San Gaudenzio affida l’incarico di ricostruire la chiesa sul luogo del precedente edificio, dove sorge tutt’oggi. La sede parrocchiale in Santa Maria del Fiore cessa però di esistere nel 1884, quando viene trasferita nella chiesa di San Benedetto, nel centro urbano.

La medievale intitolazione a Santa Maria di Marciano muta, dopo la riedificazione, in quella di Santa Maria del Fiore di Marciano, perché l’unico altare, viene decorato con un affresco della Madonna gestante che tiene in mano una rosa: una raffigurazione poco diffusa e ben presto abbandonata, perché ritenuta non adatta a rappresentare il ruolo mistico di Maria.

L’attuale edificio si presenta in forme semplici che, ad un esame superficiale, non rispecchiano le numerose trasformazioni subite nel corso dei secoli.

Durante un intervento di restauro e consolidamento strutturale da parte della Sovrintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici, si è evidenziata una ricchezza inaspettata nell’ambito decorativo dell’edificio. Nella parete di sinistra appare la raffigurazione della Vergine con calice e una lunga croce e un vaso da cui fuoriescono elementi floreali. A destra è rappresentata la Vergine con Bambino, l’immagine di una Santa orante e decorazioni vegetali floreali.

Tali affreschi risultano essere stati realizzati con tecnica mista, in parte a mezzo fresco e con stesure di tempera a secco, e si possono porre cronologicamente tra la fine del XVII secolo e l’inizio del XVIII secolo.

Chiesa di S. Amico “La Chiesa e la Confraternita del Buon Gesù”

Per comodità del popolo della contrada omonima, secondo una lapide che era posta all’ingresso, nell’aprile del 1587 venne costruita la chiesa di Sant’Amico che è dedicata ai Santi Simone e Giuda. Nei secoli XV, XVI e XVII la contrada era riportata nei catasti e in vari documenti con la dizione San Manìco o San Menìco; solo nel corso del XVIII secolo compare la dizione attuale. La chiesa sarebbe stata costruita sul luogo di una preesistente dedicata a San Domenico, da cui deriverebbe la storpiatura popolare di San Ménico.

Questa piccola chiesa rurale forma un unico corpo edilizio con una contigua abitazione posta sul lato sinistro. Il complesso è stato restaurato alla fine degli anni ‘80; la Sovrintendenza ai Beni Culturali aveva espresso parere favorevole ai lavori purché fosse mantenuto il carattere originale della costruzione, ritenuto “edificio storico monumentale”.

Presso la chiesa dei Santi Simone e Giuda di Sant’Amico ha sede la Confraternita del Buon Gesù. Non esiste una data certa della sua istituzione, ma la tenuta dei libri inizia dal 1588, un anno dopo la costruzione della chiesa. Il 1° maggio 1608 fu aggregata all’Arciconfraternita del Buon Gesù della chiesa di Santa Maria sopra Minerva in Roma.

Essa è stata presente ed operante sul territorio fino agli anni ‘60. Dopo un lungo periodo di inattività ha ripreso vita nel 1978 ma è rimasta inoperosa fino al recente passato quando, con un nuovo spirito vitale espresso dalla presenza di alcuni giovani, nel 2005 si è svolta la “Cerimonia di Vestizione” dei nuovi confratelli.

Parrocchiale di San Gaudenzio

La chiesa principale, che reca la data 1763 iscritta sul portale, sorge quasi a ridosso delle mura castellane ed è lambita dal camminamento detto “la Scarpa”.

Il grande edificio è l’elemento architettonico più importante del nucleo fortificato: un bell’esempio di architettura religiosa marchigiana della seconda metà del Settecento e definisce in modo significativo, contrapposta al Palazzo Comunale, la piazza interna del castello.

L’interno è a croce latina con un’unica navata, nel transetto e nelle cappelle laterali si trovano altari tutti diversi, riccamente decorati con colonne, stucchi, pitture e statue; nell’abside, in una nicchia coronata da stucchi e dorature, trova posto un trono ligneo dorato con l’immagine della “Madonna del Soccorso” (inizio XVIII sec.).

Sulla parete di fondo, al disopra dell’ingresso, si trova il ballatoio con parapetto modanato in legno dipinto su cui troneggia un bellissimo organo di fine XVIII secolo.

Fra le opere presenti, si può ammirare, nel primo altare di destra, una tela firmata dall’artista arceviese Ercole Ramazzani “Crocifissione con Santi” (1596).

Nell’altare del transetto destro, sopra una nicchia con Crocifisso, è presente una tela mobile di Silvio Galimberti, importante pittore romano: “San Michele Arcangelo” fra altri Santi (1922).

Sotto lo stesso altare è stata collocata, nel 1985 (dopo la ristrutturazione della chiesa della SS. Annunziata), l’urna contenente il corpo di “Santa Teleucania” (sec. XIX), l’epigrafe tombale in marmo e il paliotto che nascondeva il corpo nell’altare della chiesa precedente.

Altre opere presenti: “San Gaudenzio” e “Ultima Cena”, due tele di ignoti artisti locali (sec. XVIII) e due pale del già citato S. Galimberti: un “Sacro Cuore di Gesù” (1918) e una “Immacolata Concezione” (1922 circa) fra San Gabriele dell’Addolorata, San Luigi Gonzaga e San Tarcisio.

Presso il Fonte Battesimale: “Battesimo di Gesù” (1940), copia della celebre opera di Andrea “Verrocchio” con la collaborazione di suoi allievi, fra cui Leonardo da Vinci, eseguita da Ciro Pavisa da Mombaroccio.